Scoperta una autoregolazione della plasticità corticale

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 20 novembre 2021.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Lo studio della corteccia cerebrale è un’inesauribile fonte di informazione e conoscenza sull’organizzazione funzionale del sistema nervoso centrale e, anche se la dettagliata definizione della struttura della corteccia in tutti i campi cito-architettonici, la precisa descrizione delle unità colonnari, la comprensione delle attività dei microcircuiti sensoriali e motori, e perfino la mappa in continuo aggiornamento dell’espressione genica area per area, possono suggerire l’idea di una conoscenza ormai completa, per alcuni versi si è soltanto all’inizio, e le indagini su componenti trascurate in passato continua a riservare sorprese.

La rete perineuronale è una forma di matrice extracellulare, che si accumula intorno a singoli interneuroni inibitori esprimenti parvalbumina durante lo sviluppo post-natale, ed è considerata come una barriera che previene la plasticità dei circuiti neuronici nella corteccia cerebrale degli individui adulti. Gabrielle Devienne e colleghi coordinati da Bertrand Lambolez e Bruno Cauli hanno osservato che, inibendo temporaneamente gli interneuroni positivi alla parvalbumina o i neuroni eccitatori della corteccia cerebrale, si innesca un decremento di densità della rete perineuronale.

I risultati di questo interessante studio indicano che la reti perineuronali sono regolate in dipendenza dell’attività dei microcircuiti locali e rivelano che un meccanismo dipendente dall’attività mediante il quale i circuiti corticali del cervello adulto controllano localmente la propria plasticità.

(Devienne G., et al., Regulation of perineuronal nets in the adult cortex by the activity of the cortical network. Journal of Neuroscience 41 (27): 5779-5790 - Epub ahead of print doi:10.1523/JNEUROSCI.0434-21.2021, 2021).

La provenienza degli autori è la seguente: Sorbonne University, INSERM, CNRS, Neuroscience Paris Seine – Institute of Biology Paris Seine, Paris (Francia); Centre for Interdisciplinary Research in Biology (CIRB), College de France, CNRS UMR 7241, INSERM U1050, PSL Research University, Paris (Francia).

Lo studio della plasticità della corteccia cerebrale è stato impostato e condotto secondo principi specifici e appropriati solo in epoca recente. I neurobiologi di mezzo secolo fa, sulla scorta di due concetti-chiave che avevano ricavato dalle loro osservazioni, ossia la plasticità e la ridondanza dei circuiti neuronici, concepivano i cambiamenti del cervello adulto pressoché esclusivamente in termini di adattamento compensativo che sfruttava quello che credevano essere un eccesso “ridondante” di circuiti per trasferire attività funzionali. La ragione di questa concezione è nel fatto che le esperienze di plasticità del sistema nervoso di animali adulti originavano dall’osservazione di danni e lesioni che avevano comportato perdita di tessuto nervoso e di funzioni connesse. All’origine della concezione attuale vi sono le osservazioni condotte sulla corteccia sensoriale primaria e, particolarmente, sulla corteccia visiva.

La plasticità delle mappe corticali e delle connessioni non si è evoluta nel corso della filogenesi quale risposta di cellule nervose e reti neuroniche a danni e lesioni ma, come afferma lo studioso di basi neurali dell’apprendimento percettivo Charles D. Gilbert, la plasticità corticale costituisce il meccanismo neurale mediante il quale miglioriamo le nostre abilità percettive[1].

Se prendiamo in considerazione l’attività corticale conseguente alle informazioni provenienti dalla retina, con riferimento non solo alla computazione delle aree 17 (V1) e 18 (V2) ma all’insieme delle 32 aree, rileviamo che molti degli attributi analizzati dalla corteccia visiva, inclusa l’acuità stereoscopica, la direzione del movimento e l’orientamento, diventano più efficienti nella loro precisione con la pratica. Già nel 1866 Hermann von Helmholtz dichiarava che “il giudizio dei sensi può essere modificato dall’esperienza e dall’esercizio condotto in varie circostanze, e può essere adattato alle nuove condizioni. Così le persone possono imparare in qualche misura a utilizzare i dettagli della sensazione che altrimenti sfuggirebbero alla rilevazione e non contribuirebbero all’ottenimento di un’idea dell’oggetto”[2]. Questo apprendimento percettivo è la varietà di apprendimento implicito che realizza la plasticità corticale attualmente oggetto di intensi studi.

Veniamo ora allo specifico argomento dello studio qui recensito.

L’accumulo di rete perineuronale (PNN, da perineuronal net) intorno a interneuroni inibitori esprimenti parvalbumina (PV) marca la chiusura di periodi critici di alta plasticità, mentre la rimozione della PNN ristabilisce la plasticità nella corteccia degli individui adulti. Bertrand Lambolez, Bruno Cauli, Gabrielle Devienne e altri colleghi hanno impiegato approcci chemogenetici mirati, in vivo, nella corteccia visiva del topo adulto. In tal modo, i ricercatori hanno rilevato che l’inibizione temporanea degli interneuroni PV+, attraverso strumenti metabotropici e ionotropici, induceva regressione della PNN.

Le registrazioni elettroencefalografiche indicavano che l’inibizione degli interneuroni PV non provoca eccitazione squilibrata della rete.  Allo stesso modo, l’inibizione dei neuroni eccitatori locali induceva regressione della PNN, mentre l’eccitazione chemogenetica sia degli interneuroni PV sia delle cellule nervose eccitatorie non provocava una riduzione dimensionale della PNN.

I ricercatori hanno poi osservato che gli interneuroni inibitori PV inibiti chemogeneticamente mostravano una PNN ridotta rispetto a quella degli interneuroni vicini non trasdotti, e hanno avuto conferma che i singoli interneuroni PV esprimono numerosi geni che consentono la regolazione individuale della densità della propria PNN.

L’insieme dei risultati, per il cui dettaglio si rimanda al testo integrale dell’articolo originale, indica che, nella corteccia cerebrale dell’adulto, la densità della PNN è regolata da cambiamenti locali dell’attività della rete che può essere innescata dalla modulazione degli interneuroni PV. La regolazione della PNN fornisce ai circuiti corticali dell’adulto un meccanismo attività-dipendente per controllare il loro rimodellamento locale.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-20 novembre 2021

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Cfr. Kandel, Schwartz, Jessell, Siegelbaum, Hudspeth, Principles of Neural Sciences, p. 615, McGraw Hill Medical, New York 2013.

[2] Kandel, Schwartz, Jessell, Siegelbaum, Hudspeth, op. cit., p. 616 [TdA].